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FEDERICO MANA

Intervista di Alessandro Schiasselloni

1) Chi e’ Federico Mana? Raccontaci brevemente la tua storia di atleta come apneista e quali sono state le tue tappe principali per arrivare in questo sport/disciplina a tali risultati.

Ho sempre amato l’acqua, ricordo che già a 7 anni aspettavo pieno di emozione i giorni del corso di nuoto, non vedevo l’ora di immergermi in acqua. Al corso si doveva nuotare, ma appena avevo la scusa per andare a toccare il fondo della piscina mi immergevo fingendo di essere un esploratore subacqueo.

Il mio istruttore intuendo la mia attrazione per “il fondo vasca” mi lasciava andare a recuperare il materiale perso nei corsi precedenti al mio e in questo modo pacava un po’ la mia sete di apnea.

A 12 anni (all’epoca si poteva) chiesi a mio padre il mio primo fucile subacqueo ed in estate iniziai ad insidiare ogni pesce che incontravo, ma i miei carnieri sono sempre stati assai scarsi.

Lascia temporaneamente il mondo del nuoto per seguire a tempo pieno il mio primo grande amore: il basket, che praticai fino all’età di 22 anni.

Nel frattempo mi ero trasferito a Milano per gli studi universitare e venni a conoscenza dei corsi di Apnea Academy e della possibilità di frequentare stage di apnea con Umberto Pelizzari.

Iniziai i corsi di apnea e l’attrazione per questa disciplina fu totalizzante al punto che percorsi tutto l’iter formativo e nel 2002 divenni istruttore di apnea.

Nel 2003 decisi di mollare tutto, lasciai il lavoro e partii per l’egitto per provare a vivere di mare ed apnea.

Ho vissuto a Sharm el Sheikh per 5 anni e la possibilità di andare in mare ogni giorno mi ha permesso di maturare molto anche sotto l’aspetto delle competizioni e quindi nel 2007 hi deciso di tentare la strada del professionismo.

2) Che emozioni si provano a raggiungere quelle profondita’ e come ti sei preparato a questo evento: qualche spunto “tecnico”.

Ciò che provo in un tuffo fondo è un senso di appartenenza e fusione al tutto, ho delle percezioni sensoriali strane e contrastanti, infatti mi sento infinitamente espanso e parallelamente microscopico.

La coscienza del se cambia la prospettiva ed il tempo viene deformato.

Cavoli… ho scritto un sacco di parole difficili e non sono certo di riuscire a descrivere ciò che provo.

Una parola che riassume il tutto è FELICITA’… laggiù si prova felicità.

Per quanto riguarda l’allenamento di un apneista è differenziato nell’arco dell’anno. Ad esempio non si fanno “tuffi profondi” tutto l’anno altrimenti dopo un mese e mezzo sei esaurito muscolarmente. Si divide quindi l’anno in diverse preparazioni. Nel mio caso suddivido gli allenamenti in una prima fase, un ciclo di 12 settimane, di allenamento generale, ossia lavoro aerobico (nuoto, corsa, spinning) migliorando l’allenamento del cuore e una fase in palestra dove si aumenta la forza, poi altre 10/12 settimane di preparazione specifica, dove si lavora principalmente in acqua facendo una particolare tipologia di nuoto dove alleni l’acidosi, la capacità del corpo a tollerare alte livelli di anidride carbonica, e in palestra un lavoro per allenare la forza resistente.

Si conclude solitamente in mare con un periodo di adattamento alla pressione scendendo per un paio di settimane a profondità non eccessive (al massimo a 40m) ed infine arriva la parte di allenamento più delicata durante la quale per un periodo massimo di 6 settimane si incrementano le quote operative avvivando metro dopo metro alla profondità teoricamente prefissata.

Premetto che questo è il mio modo di allenarmi, ma se parlate con altri 10 apneisti ci si accorge che si allenano tutti in modo diverso e tutti migliorano in continuazione.

Potremo dire di sapere esattamente come ci si deve allenare quando il 90% di atleti professionisti seguirà lo stesso protocollo di allenamento.

Per ora si sperimenta seguendo le proprie sensazioni. Personalmente penso che una buona preparazione fisica di base si necessaria, ma dedico anche tanto tempo allo yoga che permette di migliorare l’elasticità corporea (secondo me fondamentale nell’apnea) e migliorare la capacità di concentrazione e rilassamento.

3) Quali sono le maggiori difficolta’ che si riscontrano nelle immersione profonde e come le riesci a risolvere tu?

Per me è la compensazione, oltre gli 80 metri diventa veramente arduo compensare peril volume dei polmoni è così ridotto che è pressoché inpossibile richiamare aria per inviarla alle orecchie.

Per ora non ho risolto del tutto i problemi, infatti, mi sono fermato a 90m (per ora) e sto cercando di maturare con una tecnica di compensazione chiamata Mouth-fill che dovrebbe permettermi di guadagnare qualche decina di metri a livello di compensazione (poi andarci è tutt’altra cosa).

4) In questi Campionati Mondiali a squadre l’Italia ha trovato 3 ottimi portabandiera , peccato per il tuo compagno Davide Carrera che ha raggiunto la tua stessa profondita’ ma non gli e’ stata convalidata : come mai?

Davidino (Davide Carrera) ha fatto un’ottima prova, ma ha perso tempo per esultare a fine tuffo e quando ha ultimato il protocollo di uscita erano trascorsi 15,2 sec. 

Il regolamento prevede che debba essere ultimato entro 15 sec ed i giudici hanno annullato la prova.

5) Degli atleti che hai incontrato alla competizione chi ti ha impressionato come doti e come modo di prepararsi alla prova ?

Quest’anno i protagonisti delle competizioni di apnea sono stati atleti molto forti, ma anche molto eleganti e ciò mi rende felice.

Negli anni scorsi abbiamo avuto diversi atleti che nonostante facessero quote impressionanti non godevano certo di grande eleganza in acqua. Questo aspetto mi lasciava perplesso perché non capivo più quali foseero i meccanismi migliori per avvicinarsi all’apnea profonda.

Oggi posso affermare che potenza e grazia devono coesistere per permettere grandi risultati.

Gli atleti che amo maggiormente per le doti acquatiche sono Manolis, Ryuzo, e Mullins.

6) Il tuo futuro come apneista dedicato alle gare di “profondita’” riporta l’Italia a spolverare vecchi sapori di altri fortissimi che ci hanno regalato stupende emozioni , tu cosa pensi di fare in futuro e che obiettivi hai ?

Mi mio sogno è essere il primo italiano che arriva alla quota di 100 metri.

…vorrei entrare nell’olimpo dei 100… essere tra quegli apneisti considerati alieni.

7) Aprendo una piccola parentesi direi che anche in “apnea dinamica ” non sei andato male, ma tu ti alleni in questa disciplina, oppure e’ dote naturale?

Erano oltra 3 anni che non tentavo un massimale in dinamica. Quando vivi in un posto di mare (e che mare) è difficile optare per le piastrelle incrostate di una piscina. E’ più bello nuotare tra i pesci!

Ai mondiali ho migliorato di oltre 30 metri in mio record personale. E penso sia stato grazie alla preparazione derivata dall’assetto costante.

Ora che so di poter far bene devo ammettere che mi alleno anche in dinamica… non si sa mai che vanga fuori qualche bel risultato anche in questa disciplina.

8) L’ultima domanda “profonda”: so che e’ appena uscito in vendita un tuo libro “TECNICHE DI RESPIRAZIONE APPLICATE PER APNEA”, io l’ho letto e l’ho trovato molto interessante, riesci a concretizzare molte metodiche che si usano abbinate alla respirazione provenienti dallo Yoga e renderle facili e comprensibili nell’applicazione, cosa che nessuno fino ad oggi aveva ancora fatto. Ora ti chiedo: se tu dovessi allenare un ‘atleta emergente come imposteresti il suo lavoro e su che cosa insisteresti tecnicamente parlando per portarlo a raggiungere il suo obiettivo, sempre che le doti lo consentano?

Penso che ad oggi l’allenamento debba puntare sul metodo e sulla focalizzazione degli obiettivi. Molti apneisti si allenano a caso, spesso improvvisando la tabella prima di entrare in piscina.

Se dovessi allenare un atleta prima punterei sulla autoconoscenza, creerei delle sessioni di allenamento atte a permettergli di aumentare la consapevolezza sia in acqua che fuori.

L’allenamento inoltre non è solo palestra, o piscina o corsa… non è solo fare e fare e sudare.

L’allenamento è anche studiare, organizzare obiettivi e pianificare allenamenti, è anche tenersi un diario sul quale scrivere sensazioni post allenamento,per farne un beneficio futuro anche se ogni record ha la sua storia e la sua vita per arrivarci.

Questo è secondo me l’allenamento… un lavoro vero e proprio, ma un bellissimo lavoro.