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Cristo degli Abissi

Sono trascorsi quasi cinquant’anni da quella splendida giornata di fine agosto 1954. Era il giorno 29 e c’era ancora il sole caldo dell’estate a far brillare le lacrime di commozione che rigavano il volto a molti fra i presenti alla posa della statua del Cristo degli Abissi. La suggestiva e complessa operazione si stava svolgendo nella paradisiaca baia di San Fruttuoso di Camogli, in uno dei siti più belli del mondo. Centinaia di imbarcazioni con migliaia di spettatori attorniavano il piccolo specchio di mare prescelto per la posa, delimitato dal pontone e da alcune imbarcazioni dell’organizzazione.
Mai un avvenimento legato all’immersione aveva suscitato tanto interesse! Sul pontone da 100 tonnellate di portata, una gru filava lentamente quattro cavi d’acciaio fissati alla piattaforma della bella statua del Cristo che lentamente si avvicinava all’acqua. L’azione procedeva bene finché, forse per un momentaneo inconveniente tecnico, oppure per una sapiente mossa del regista, i cavi si bloccavano e la statua rimaneva sospesa a mezz’acqua, con le braccia protese verso l’alto. In quel momento la commozione e la tensione stavano raggiungendo l’apice, e Duilio Marcante, unanimemente considerato il “padre” della statua disse: “vedendo quelle braccia tese verso l’alto, nel tumulto emotivo di quel momento, mi sembrava che il cristo invocasse aiuto, che non volesse scendere laggiù, sul fondo della cala. Con il dottor Giacomo Costa, lui dal pontone ed io dall’acqua, ci siamo guardati come a chiederci per un ultimo e tardivo ripensamento, se avevamo fatto bene o se avevamo commesso un sacrilegio”. Pochi attimi dopo, la posa riprendeva il giusto corso fino a concludersi felicemente con la sistemazione della statua sul basamento opportunamente predisposto a 17 metri di profondità. Da quel giorno, oltre 2 milioni di persone, fra: subacquei, bagnanti, pescatori, marittimi e semplici turisti, hanno reso omaggio al Cristo degli Abissi.

Dalla baia di San Fruttuoso sono passati, almeno per una volta, sicuramente tutti gli uomini che hanno fatto la storia dell’immersione e tanti personaggi del continente sommerso e dello sport, dello spettacolo e della scienza. In quarant’anni la statua è diventata un simbolo, un vero punto di riferimento universale che ha figliato alcune copie. Per i sub d’oltreoceano, infatti, una copia identica si trova nel parco subacqueo della Florida, offerta anni fa da Egidio Cressi agli sportivi degli Stati Uniti.

D’origine italiana anche la copia che si trova sull’isola di Grenada, sulla piazza principale della città. La donò l’armatore genovese Giacomo Costa II quando perse la sua nave “Bianca Costa” nei pressi dell’isola e volle dare un segno della sua gratitudine alla popolazione che ebbe una parte decisiva nel salvataggio dei passeggeri. Una piccola riproduzione si trova nella parrocchia di San Fruttuoso. Stranamente in tanti anni la stampa specializzata si è occupata raramente del Cristo degli Abissi e della sua storia, e quando anch’io volli saperne di più mi rivolsi personalmente al compianto Duilio Marcante.

Era il 1984 e ricorreva il trentennale della posa, ed ecco dalle sue parole un po’ di storia del luogo più amato dai sub. “L’idea mi è venuta così. Ero al funerale di Dario Gonzatti, il primo sub che perse la vita nei fondali del promontorio di Portofino, durante un’immersione con l’autorespiratore ad ossigeno che stava provando, nell’agosto del 1947. Seguivo il funerale da solo, in coda alla folla, e pensavo all’amico Dario; sentivo gli altri mormorare e commentare il tragico avvenimento; a un certo punto non ho più resistito, ho lasciato tutti e sono andato ad immergermi con A.R.O. ( Autorespiratore ad ossigeno ). Sott’acqua mi sono messo a pensare al compagno di tante immersioni. Sono credente e ho pregato, favorito dalla quiete del mondo sottomarino. A un certo momento mi è venuta l’idea che tanta pace poteva essere sfruttata e si poteva creare un luogo adatto al raccoglimento e alla preghiera collocando una statua del Cristo nell’ambiente liquido. Nel giro di pochi giorni dall’idea passai ai fatti. In un primo momento pensai alla realizzazione di una statuetta in marmo. Poi, tramite alcuni amici, riuscii ad entrare in contatto con il Dr. Giacomo Costa ( Giacomo II ). L’armatore scomparso anni fa. Ci rendemmo conto che il progetto era di interesse assai più vasto per il coinvolgimento di tutte le persone che rischiano la vita sul mare, dei pescatori e di: marinai, aviatori, diportisti, navigatori, nuotatori e naturalmente dei subacquei. Si formò un comitato d’onore con enti e personalità e un comitato esecutivo che comprendeva: l’Ansaldo, la soc. di navigazione Italia; il prof. Luigi Ferraro, il comando dei presidii militari e dell’Aeronautica. L’idea piacque anche al Cardinale Siri che ne informò Papa Pio XII il quale, non solo diede il benestare, ma volle dare un simbolico contributo inviando un medaglione con la propria effigie, medaglione che venne murato sul basamento e dove si trova ancor oggi. In poco tempo si raccolse il bronzo, compreso quello delle eliche di nave e dei frammenti provenienti da tutto il mondo e dalle eliche offerte dalla U.S. Navy; dalle medaglie olimpiche; alle medaglie al valore e persino una manciata di monetine di bronzo – ex voto – offerte da una madre. Conclusa la raccolta, il metallo venne affidato alle sapienti mani dello scultore Guido Galletti e il risultato fu più che positivo: un Cristo dall’espressione di bontà e di pace particolarmente intonate all’ambiente e un atteggiamento della statua rivolta verso l’alto, ma leggermente avvitata che creava un prezioso effetto di movimento. A coronamento di tanti sforzi si arrivò al 22 agosto, data prescelta per la grande manifestazione della posa. Ma le pessime condizioni del mare ci costrinsero a rinviare tutto al 29. e in quella storica giornata tutto si svolse perfettamente. Intervennero quattro navi della Marina Militare e mezzi nautici di: Guardia di finanza, Vigili del fuoco, Carabinieri, Capitaneria di Porto e relativi corpi specializzati sommozzatori. C’era anche una folta schiera di sportivi e fra i personaggi Ricordo: Lino Pellegrini, Egidio Cressi, Luigi Ferraro. Da allora, come abbiamo detto sono stati oltre due milioni le persone che hanno voluto rendere omaggio al Cristo e fra tanti possiamo ricordare: i profondisti: Maiorca, Pipin, Makula, Bandini; i campioni di pesca subacquea: Toschi, Scarpati, Gasparri; i piloti di formula 1: De Cesaris e Giacomelli. Ci sono stati persino dei matrimoni subacquei. Iniziò la figlia di Giovanni Bozzo del ristorante Giovanni di San Fruttuoso, il pioniere del turismo locale; ne seguirono altri tra cui si ricorda quello fra il campione di pescasub Arturo Santoro e la nuotatrice Barbara Durante.

I sommozzatori del Centro Subacqueo Mediterraneo di Genova – Nervi si occupano regolarmente della pulitura della superficie della statua e dell’organizzazione della festa annuale che solitamente si svolge l’ultima settimana di luglio, in collaborazione con la Parrocchia di San Fruttuoso. Si tratta di una manifestazione spontanea di omaggio e di riconoscenza dei sub, di quanti vanno per il mare e di tutti i credenti. Si vivono momenti di rara suggestione in un clima mistico. La cerimonia si svolge, in genere e tristemente con la partecipazione di poche decine di sub, ma merita sicuramente di essere vissuta e onorata. Partecipare è molto semplice. Quando cala l’oscurità verso le 21,30, al suono delle campane, tutte le luci della baia vengono spente, e si sviluppano due suggestive fiaccolate sui sentieri ai lati della baia e vanno a concludersi sulla spiaggia. Da qui i sub in muta completa, iniziano il percorso, portando la corona a nuoto fino sulla verticale del Cristo. E qui sacerdote benedisce il mare e la corona che viene deposta sulla statua dai sommozzatori. Dopodiché la fiaccolata torna all’altare posto sulla spiaggia. I sub si dispongono anche su più file lungo la battigia per assistere alla Santa Messa, fra mille riflessi di fuoco e sotto una navata di stelle. Al termine viene letta la preghiera al Cristo degli abissi e la serata si conclude con la messa in acqua dei lumini. La baia si trasforma in un luogo di esaltazione spirituale e l’uomo ritrova la sua giusta dimensione nell’immensità del creato.