Angela Bandini è nata a Rimini nel 1962. Della sua infanzia ama ricordare il suo amore per la natura. Angela cercava il senso della vita nella natura che la circondava e dove trovava tanta risposte. Tanti coetanei si perdevano cercando alternative futili e lei si immergeva nella natura. Spesso si appartava per immergersi nelle acque, amiche del mare e lì trovava la pace e la tranquillità.
Con l’arma dell’amore ottenne il permesso per immergersi nella vasca dei delfini. Da quel momento stare con i delfini divenne una delle ragioni più importanti della vita. Sott’acqua con i delfini trovava un’ armonia assoluta e intanto aumentavano a dismisura i suoi tempi di apnea. Divenne per tutti la “Ragazza dei Delfini”. A 17 anni conosce Jacques Mayol che la fa entrare nel mondo dell’ apnea e del profondiamo.
Nel 1985 stabilisce all’Isola d’Elba con Mayol e Alfredo Guglielmi, “Il Corsaro” il suo primo record mondiale in assetto variabile con -52 metri. Nel 1980 partecipa alla “Lake Mountain Expedition” dell’ Istituto di Fisiologia Umana dell’Università di Chieti, in collaborazione con la Marina Militare Peruviana e nel lago Huacrachocha, a 5000 metri, sulle Ande stabilisce il record mondiale assoluto in quota. In seguito si immerge con i pescatori di perle indonesiani e con le donne Ama in Giappone.
Nel 1984 collabora alla realizzazione di dodici puntate sull’apnea per Canale 5, della serie “Ai confini dell’uomo” di Mayol e a varie trasmissioni TV della RAI. In questo periodo diventa testimonial per uno spot pubblicitario Brancamenta.
Nel 1985 si interrompe la collaborazione con Mayol e Angela conosce Leo Amici, fondatore a capo carismatico della comunità “Gli Amici del Lago”, avente nobili scopi sociali e in particolare il recupero dei tossicodipendenti. La campionessa trova in Leo Amici un punto di riferimento, un vero maestro di vita e di tecnica dell’immersione riuscendo finalmente a prendere coscienza in pieno delle proprie forze psicofisiche. Segue nel 1989 lo storico record di 107 metri.
ANGELA BANDINI – L’ULTIMO RECORD:
Riprendiamo un mio articolo di Gianni Risso del 1989.
Il 2 ottobre Angela Bandini, una ventottenne di Rimini, nel corso dell’Operazione Sirena, nelle acque dell’isola d’Elba, ha polverizzato il record mondiale femminile di immersione in assetto variabile, portandolo dagli 80 metri di Rossana Maiorca a 95 metri.
Non contenta, il giorno dopo ha sbalordito il mondo intero scendendo a 107 metri e conquistando il primato assoluto. Sei metri più giù di Enzo Maiorca; 5 metri più di Stefano Makula; 4 più di Pipin e 2 oltre il limite di Jacques Mayol ( da notare che il record è stato omologato dal Comitato Scientifico della Cmas e il verbale ufficiale porta le firme di Alfredo Guglielmi Victor De Sanctis, Luca Torcello, Rino Gamba, Franco Nanni e Nanni Marotta – vedere il documento inedito).
Con un solo tuffo di due minuti e quarantasei secondi la Bandini ha lasciato dietro di sé i quattro fuoriclasse, uomini, dell’immersione profonda.
L’INTERVISTA DI APNEAWORLD:
AW – Cosa pensasti al momento del record, quando toccasti il disco a 107 metri?
AB – In verità erano 111 metri, in quanto il cavo si era allungato in maniera sensibile. Comunque, in quel momento pensai al mio maestro Leo Amici, mi sentii appagata e realizzata. In quegli attimi sentii la sua voce scandire: “Dio è come il fuoco, più ti avvicini e più ti riscaldi”.
AW – Possiamo affermare ancora oggi che le tue imprese sono state compiute, più che con la tecnica, che sicuramente non ti mancava, con una particolare filosofia?
AB – Si. Ho un fisico normale, persino inferiore alla media in quanto a capacità polmonare, ma ho trovato la forza nella preparazione mentale, nella massima tranquillità, nella calma interiore.
AW – Quali sono quindi le doti che deve possedere chi vuole ottenere dei buoni risultati in apnea senza rischiare inutilmente?
AB – Sono quelle che ho appena detto. È inutile possedere una grande forza fisica e non saperla controllare. Bisogna conoscere pienamente i propri mezzi fisici e mentali. Ci vuole grande equilibrio, occorre mantenersi coscienti pur rimanendo calmi e tranquilli, ed essere sempre vigili. Inoltre, si devono conoscere bene le proprie reazioni agli sforzi, alle difficoltà, agli imprevisti. L’autocontrollo è basilare per ottimizzare il rendimento e rimanere sempre entro ragionevoli margini di sicurezza. Non mi stancherò mai di dirlo: NON SI DEVONO SUPERARE I PROPRI LIMITI! Io stessa, anche nei periodi di attività più intensa, procedevo sempre per gradi. L’ avvicinamento alle quote record era sempre programmato e ogni volta miglioravo in pochissimi metri. C’erano dei giorni nei quali mi sentivo particolarmente portata a scendere oltre, ma non mi sono mai lasciata tentare.
AW – Hai altri consigli da dare ai giovani apneisti?
AB – Sono sempre i soliti: andare sempre in coppia e, se proprio non è possibile, farsi almeno accompagnare da un barcaiolo che sia in grado di intervenire in caso di necessità. Aggiungo una raccomandazione che può sembrare superflua, ma che è invece importante: non immergetevi mai a stomaco pieno. La congestione fa molte più vittime della sincope: tenetelo ben presente. Durante l’attività intensa consiglio comunque di recuperare energia assimilando zuccheri e liquidi; il tutto a seconda delle personali esigenze dell’organismo. A questo proposito vorrei aggiungere che l’organismo può avere diverse reazioni, legate a scompensi non sempre prevedibili: sta all’individuo attento rendersi conto di eventuali anomalie e saper rinunciare alle immersioni se ci si trova in una giornata storta.
AW – Sei favorevole all’iperventilazione?
AB – Non l’ho mai praticata in quanto ho seguito fin dall’inizio la tecnica di riempire bene i polmoni e poi scendere senza forzature, in assoluta tranquillità. Mi sono sempre allenata per garantire la massima ossigenazione all’organismo e ho praticato la tecnica Pranayama, ma solo per controllare meglio la respirazione.