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IL PRINCIPE DI SAVOIA

L’invito mi era stato fatto solo pochi giorni prima ed era per recarsi a fotografare sott’acqua nientemeno che un Principe. Teatro delle immersioni: i fondali dell’ Isola di Cavallo in Corsica. E il Principe un grande appassionato di archeologia subacquea: S.A.R. Vittorio Emanuele di Savoia. Inutile dire che dopo aver accettato con piacere l’invito ho cominciato subito a preparare gli apparecchi fotografici e i flash. Sono trascorsi soltanto tre giorni dalla telefonata e mi trovo in navigazione sulla confortevole motonave Happy Dolphin della Happy Line dell’ armatore Monducci di La Spezia. Se il buongiorno si vede dal mattino non potrebbero esserci auspici migliori: Il mare è assolutamente calmo e a metà della traversata, fra La Spezia e Bastia, centinaia di delfini fanno evoluzioni e rendono ancor più bello il viaggio 

Dopo lo sbarco a Bastia, in orario perfetto, proseguo con l’auto fino a Bonifacio e da qui in pochi minuti con un cabinato raggiungo il porticciolo dell’isola di Cavallo. L’incontro con SuaAltezza è caratterizzato da una signorile e cordiale ospitalità e si crea rapidamente un feeling grazie alla comune grande passione per l’immersione

Facciamo subito i programmi per le immersioni del giorno seguente. Dopo anni e anni di immersioni in tanti mari, al cospetto di ogni creatura e di tanti personaggi, mi sento elettrizzato all’idea delle immersioni che mi aspettano il giorno dopo. Mi sembra di esser tornato alle emozioni dei miei esordi come fotoreporter subacqueo! E viene il D day.

La casa dei Savoia è inserita fra le rocce con gusto e rispetto dell’ambiente eccezionali e l’uomo probabilmente non saprebbe fare meglio. Si scendono solo alcuni scalini e il mare ci accoglie come se si entrasse in una piscina. Per l’occasione Sua Altezza prova per la prima volta le nuove attrezzature subacquee italiana Ascanio. La muta è una 5 mm. due pezzi fornite dalla ditta con cappuccio incorporato realizzata su misura.

Il jacket è l’OXI 110. L’erogatore Australis a membrana, con I stadio MF4 bilanciato; octopus Nexus, pinne a cinghiolo, maschera e coltello. Il Principe e il suo assistente René prendono anche i due scooter subacquei, io li seguo con due Nikonos. Come scendiamo sui dieci metri i due iniziano una serie di evoluzioni e mi passano ripetutamente a portata di flash mettendosi nelle posizioni giuste come modelli di provata esperienza. Tanto movimento solleva dal fondo la sabbia finissima, ma la situazione è entusiasmante. L’immersione continua fino alla fine dei due rullini, rientriamo e per riscaldarci ci facciamo un bel grappino. 

Seguono altre immersioni per provare un metal detector Excalibur e i nuovi palloni di sollevamento da 200 e 500 Kg della Ascanio. Il Principe Vittorio Emanuele è molto appassionato di archeologia subacquea e in certi momenti mi coinvolge nella ricerca e lascio l’apparecchio fotografico. Ma appena riesco riprendo Sua Altezza in azione con il metal detector in compagnia di René e di mio figlio Iskandar. Finalmente il principe trova un…. reperto, si tratta di una pallina da golf che chissà come è finita fra le posidonie! Finite le immersioni approfondiamo la conoscenza con passato e presente subacqueo di Sua Altezza.


L’INTERVISTA

AW – Quando ha iniziato ad immergersi?

PS – Avrò avuto 14 anni, nella piscina di mia madre a Ginevra. Il Prof Piccard mi fece provare per la prima volta una maschera con il tubo respiratore. 

AW – Che cosa la colpì?

PS – il fatto di poter nuotare con gli occhi aperti e vedere bene.

AW – Quando provò ad immergersi con l’autorespiratore per la prima volta?

PS – Alcuni anni dopo, in Costa Azzurra provai con Cousteau le bombole di Piccard.

AW – Che cosa la colpì?

PS – L’ambiente marino, straordinario, magnifico! l’acqua era limpida come oggi qui a Cavallo. Mi entusiasmai subito.

AW – Con chi si immerge di solito?

PS – Con mio figlio, con Renê e con altri tre sommozzatori che stanno sull’isola: ci divertiamo a grattare un pò il fondo.

AW – Può ricordare le immersioni più belle fra le migliaia che ha fatto?

PS – Le ho fatte, splendide a Papeete e nel sud del Messico quando praticamente non c’era turismo e i pesci vivevano indisturbati e senza inquinamento. Ricordo che una volta nei Caraibi trovai una murena gigante con il collo enorme e i denti come un Labrador. Era un animale rappresentativo del patrimonio naturalistico di quell’isola ed aveva più di cento anni.
Purtroppo avevo un equipaggiamento un pò rudimentale e non avevo ancora un apparecchio fotografico subacqueo per immortalarla. In Messico c’erano grandi cernie, i pesci sega e, non lo dimenticherò mai, dei grandi branchi di mante. Si trovavano nei pressi di alcuni faraglioni, erano pesci inoffensivi di oltre cinque metri di larghezza e formavano dei muri che quando eri sotto oscuravano la vista. Ho vissuto emozioni forti anche in Baja California e una volta rientrando a nuoto mi sono imbattuto in un’orca. Sono stati momenti terribili, ho avuto paura e mi sono fatto piccolo piccolo ma non mi ha attaccato. Sempre in Messico c’erano anche tante conchiglie, cipree in particolare, mi colpirono al punto che iniziai a collezionarle e oggi ne ho oltre 1700 diverse.

AW – Crede che l’immersione abbia migliorato la sua filosofia di vita?

PS – Questo non me lo ero mai chiesto, ma certamente mi ha fatto amare ancora di più gli animali.

AW – Secondo lei che cosa dovrebbero inventare i costruttori di attrezzatura subacquea?

PS – Ho provato la maschera gran-facciale con radio interna. In piscina funzionava male e in mare faceva consumare il 30% di aria in più. Servirebbe una apparecchiatura di questo tipo, ma sicura e semplice.

AW – Va spesso sott’acqua?

PS – Quando sono a Cavallo tutti i giorni.

AW – Cosa fa abitualmente sott’acqua?

PS – Mi diverto cercando reperti archeologici.

AW – Ha qualche progetto legato al mondo sottomarino da realizzare se dovesse rientrare in Italia, come si augura la maggior parte degli italiani?

PS – Si, vorrei realizzare un museo di archeologia marina, proprio vicino a Cavallo, a Santa Teresa di Gallura.

AW – Cosa pensa del modo di fare riserve marine all’italiana, dove ci sono una serie infinita di divieti e limitazioni di fruizione nel rispetto di semplici regole come avviene in Francia e Spagna e poi vi si consente la pesca anche ai professionisti?

PS – Non ero informato su questa situazione ma trovo assurdo che nelle aree delle riserve siano consentite attività di pesca. Le riserve dovrebbero essere aperte liberamente ai sub, rispettando semplici regole e, naturalmente il divieto di fare pesca subacquea. La riserva di Lavezzi dovrebbe costituire un ottimo esempio in questo senso. Ho un solo rimpianto per Lavezzi: potrebbero esserci le foche monache, ma i pescatori le hanno uccise tuttte perchè danneggiavano le reti! In quale animale marino le piacerebbe identificarsi? Nello squalo perchè è il più bello! Come completerebbe la frase:”immergersi è…” cambiare elemento: da solido a liquido e muoversi in piena libertà.